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Figure retoriche

Tropoi o traslati

Estratto dal volume di D. Martorelli "Introduzione alle figure retoriche nella lingua italiana", ed. Youcanprint, 2017

2.1 Tropoi (o traslati)

Come accennato nella prima lezione, la definizione di retorica è oggi quanto mai complessa. Forniamo ora qui alcuni esempi dei principali tropoi (o traslati) che si incontrano nella letteratura italiana (sia essa prosa o poesia):

  1. Adùnaton: è una forma particolare di perifrasi (vedasi sotto) che la menzione di situazioni impossibili o l'enunciazione di ipotesi impossibili ( una forma di perifrasi in quanto sostituisce il concetto "mai" o simili). Ad es. mentre che a voi piacer d'amarmi, e il mare senza pesci e il ciclo senza stelle prima si vedrà, e ogni altra impossibile cosa più tosto aver luogo che questa, che voi nella grazia mia non siate donna e regina (Bembo);
  2. Allegoria: è un'immagine o un discorso che nasconde un significato diverso dal suo significato letterale, di carattere simbolico e di ordine per lo più morale o filosofico. Questo procedimento retorico permette di trasformare nozioni astratte o concetti morali in immagini spesso suggestive. Oltre che riguardare i singoli elementi di un'opera, (per esempio, nella Divina Commedia di Dante, la lupa usata per indicare l'avarizia), può riguardare intere situazioni (per esempio la barca abbandonata sulla spiaggia ad indicare la solitudine dell'uomo).
  3. Allusione: è una figura retorica e consiste nell'uso di un sostantivo, spesso derivato da un fatto storico o comunemente noto, che abbia un rapporto di somiglianza con l'oggetto in questione. Esempi: * Allusione mitologica: «un labirinto» (un intrico di strade) * Allusione storica: «vittoria di Pirro» (un successo ottenuto a caro prezzo) * Allusione letteraria: «un don Abbondio» (un vigliacco)
  4. Antifrasi o ironia: un'affermazione che lascia intendere che chi parla o scrive vuoi significare l'opposto: bella giornata davvero! (mentre sta diluviando); Or ti fa lieta, che tu hai ben onde: / tu, ricca, tu con pace, tu con senno! (Dante, riferendosi a Firenze lacerata dalle lotte intestine); Dipinte in queste rive /son dell'umana gente / le magnifiche sorti e progressive (Leopardi, La ginestra).
  5. Antonomasia: dal greco antonomasìa (= "parola che sta al posto di un' altra"), la sostituzione di un nome proprio con un termine che ne indichi la funzione, l'attività o comunque un fatto caratterizzante. Ad esempio: lo Nemico usato per indicare il Demonio, che nell'ottica cristiana rappresenta il nemico per eccellenza, ovvero "per antonomasia"; "un giuda"= falso e bugiardo come Giuda; "una Venere"= una donna bella e seducente come la dea della bellezza Venere. Vale anche il caso inverso: sei un Ercole, ad indicare la forza di una persona. Un altro tipo di antonomasia l'uso del patronimico (epiteto che indica il padre) al posto del nome proprio di un personaggio, stilema frequentissimo nella lirica neoclassica: ad es. Tidde per designare Diomede, figlio di Tideo; "il segretario fiorentino"= Niccolò Machiavelli; "l'Apostolo"= S.Paolo; "Il sommo poeta"= Dante Alighieri.
  6. Catacrèsi o abusio: dal greco katáchrēsis, «abuso», derivato da katachráomai, «io adopero», è una figura retorica ormai normalizzata, impiegata per designare qualcosa per cui la lingua non offre un termine specifico. Si tratta soprattutto di antiche metafore e metonimie (vedasi sotto) non più avvertite come tali. ( sinonimo: acirologia) Alcuni esempi: "la gamba del tavolo", "il collo della bottiglia", "bere un bicchiere", "non stare più nella pelle".
  7. Enfasi: dal greco èmphasis, da empháinō, «esibisco, mostro», è una figura retorica di tipo sintattico che consiste nell'accentuare mediante una determinata costruzione una parola o una frase, in modo da sottolinearne il significato e le implicazioni. Nella frase " Lui sì che è un amico" l'enfasi mette in evidenza le implicazioni della parola amico, nella frase "il sangue non è acqua" si sottolinea l'importanza dei legami di sangue.
  8. Iperbole: l'esagerazione di una qualità o di un concetto spinta oltre i limiti del verosimile: Uno spirto celeste, un vivo sole / fu quel ch'io vidi (Petrarca); vid'io / de le mie vene farsi in terra laco (Dante); Tagli lo scritto e'l sasso, e sin al ciclo / a volo alzar fe' le minute schegge (Ariosto); Quivi fe' ben de le sue prove eccelse, / ch'un alto pino al primo crollo svelse: / e svelse dopo il primo altri parecchi, / come fosser finocchi, ebuli o aneti (Ariosto); Tu inorridisci e mostri in capo / qual istrice pungente irti i capelli / al suon di mie parole? (Parini).
  9. Litote: un'affermazione fatta mediante la negazione del suo contrario: onde non tacque / le tue limpide nubi (Foscolo, A Zacinto, per dire "cantò"); Don Abbondio... non era nato con un cuor di Ieone (Manzoni, per dire che era un vile); e cfr. l'elaboratissima perifrasi ai vv. 3-11 dei Sepolcri dello stesso Foscolo, forma di litote in quanto per designare la morte nega una serie di situazioni vitali.
  10. Metafora: data dalla sostituzione di un termine proprio con un altro il cui significato proprio sta in relazione di somiglianza con il primo. una similitudine abbreviata, privata cioè di un termine di paragone. Esempi: Achille era un Ieone in battaglia (= era molto coraggioso, combatteva come un leone); Ridon or per le piagge erbette e fiori (Petrarca); Non accorgendosi dell'amoroso veleno, che con gli occhi bevea (Boccaccio); "sparge un fiume di lacrime nel petto" (Ariosto); Rimira... tra le ninfe del cel (= stelle) danzar la Luna (Marino); Così tra questa / immensità s'annega il pensier mio / e il naufragar m'è dolce in questo mare (Leopardi, L'infinito).
  11. Metonimia: la sostituzione di un termine con un altro che rispetto al primo sta in un rapporto di contiguità di tipo logico o materiale; più precisamente si tratta dei seguenti rapporti:
    • la causa per l'effetto: vivere del proprio lavoro (invece che del denaro guadagnato col proprio lavoro); di meraviglia credo mi dipinsi (Dante); " son contento che a sì dolce plettro / s'inchini la potenzia del mio scettro (Poliziano, Orfeo, a indicare il suono della lira);
    • l'effetto per la causa: guadagnarsi la vita col sudore (invece che con un lavoro faticoso che fa sudare); alquanto del color cosperso, / che fa l'uom di perdon talvolta degno (Dante, che indica il rossore per la vergogna); animato rumor (Materdona, a indicare la zanzara);
    • la materia per l'oggetto: estrarre il ferro (invece della spada); Fatto segretamente un legno armare... si mise in mare (Boccaccio);
    • il contenente per il contenuto: Guarda un po' se que' signori... vengon mai da te a bere un bicchierino (Manzoni);
    • il concreto per l'astratto: ha del fegato (invece che del coraggio); messagger, che porta olivo (Dante);
    • l'astratto per il concreto: Fiorenza... si stava in pace sobria e pudica (Dante, ad indicare i cittadini); Virtù viva sprezziam lodiamo estinta (Leopardi, per persone virtuose); ecc.
  12. Perifrasi: una circonlocuzione, un giro di parole in sostituzione del termine proprio o di un'espressione più sintetica: Vuolsi così col dove si puote / ciò che si vuole (= in ciclo); lo ben dell'intelletto (= Dio); il bel paese / ove il sì sona ( = l'Italia), tutti esempi danteschi; e inoltre: l'inclito verso di colui che l'acque / cantò fatali (Foscolo, A Zacinto, per dire Omero); cfr. dello stesso Foscolo i Sepolcri, vv. 3-11.
  13. Sineddoche: può essere considerata una varietà della metonimia, e si ha quando la relazione tra i termini (sostituente e sostituito) di tipo "estensionale" e cioè nel caso: - della specie per il genere: avere il pane per vivere (invece degli alimenti) o viceversa del genere per la specie: la fiera lo assalì (invece del Ieone), O animal grazioso e benigno (Dante, ad indicare un uomo); - della parte per il tutto: una vela solcava il mare (invece che una nave); sparve via dalle sue ciglia (invece che occhi; Poliziano); o viceversa del tutto per la parte: ho dipinto casa (invece che le pareti dell'appartamento).
  14. Metalessi o metalepsi: dal greco metálēpsis, «trasposizione», è una figura retorica molto rara che consiste in un particolare tipo di metonimia in cui il termine proprio è sostituito non con il suo traslato immediato, ma attraverso una o più metafore intermedie. Secondo Lausberg è una manifestazione della sinonimia e consiste precisamente nell'utilizzare un sinonimo come tropo. Secondo altri, invece, la metalessi si ha quando, per comprendere il senso o il significato di quanto è detto o scritto, bisogna passare attraverso uno o più anelli intermedi che vengono omessi; esempi: "Quella donna ha passato molte primavere" > primavere = "stagioni" = anni. La metalepsi, rispetto ad un gruppo di parole, può aversi tramite l'utilizzo di una costatazione di fatto per intendere un giudizio di valore: "Lei dimentica quanto le è stato dato" = "lei non è riconoscente". Più in generale, la sostituzione può avvenire anche con altre figure retoriche come la litote, l'allusione, l'ironia.

 

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Figure retoriche - parte 2

Estratto dal volume di D. Martorelli "Introduzione alle figure retoriche nella lingua italiana", ed. Youcanprint, 2017

(segue...)

  1. Ellissi: dal greco elleípō («ometto») consiste nell'omissione, all'interno di una frase, di uno o più termini che sia possibile sottintendere. È frequente nei proverbi e nelle sentenze (A nemico che fugge, ponti d'oro). Esempio: "Giunta in Medio Oriente la delegazione diplomatica" = [È] giunta in Medio Oriente la delegazione diplomatica.
  2. Epanadiplosi: dal greco epanadíplōsis ("raddoppiamento"), detta anche ciclo o inquadramento, è una figura retorica che consiste nella ricorrenza di una o più parole all'inizio e alla fine di una frase o di un verso. Esempio: "dov'ero? le campane / mi dissero dov'ero" (Giovanni Pascoli, Patria). Lo schema base può risultare leggermente alterato, con la prima occorrenza non esattamente all'inizio del verso (Dolci a voi l'esche [...] / serbi la terra a voi, Marino) o la seconda non alla fine dell'enunciato (le infinite connotazioni d'un infinito catalogo, Gadda).
  3. Epanalessi o geminatio: dal greco epanálēpsis ("ulteriore ripresa"), consiste nel ripetere all'inizio, al centro o alla fine di una frase una parola o un'espressione per rafforzarne l'idea. Esempio: "ma passavam la selva tuttavia, la selva, dico, di spiriti spessi." (Dante). Quando le parole vengono ripetute immediatamente, senza alcun intervallo, si preferisce usare l'espressione epizeusi (dal greco epizéuksis, «unione»). Esempi: "Ben son, ben son Beatrice" (Dante, Divina Commedia, II, XXX, 73); "O natura, o natura" (Leopardi, A Silvia)
  4. Epifora: dal greco epiphérō ("porto in aggiunta", detta anche epistrofe (dal greco epistrophē, "rivolgimento, conversione"), è una figura retorica di ordine che consiste nel ripetere la stessa parola o le stesse parole alla fine di frasi o versi successivi, per rinforzare un concetto. È quindi particolarmente enfatica, data la maggiore enfasi naturalmente associata all'ultima parte del periodo. La figura retorica speculare è l'anafora, che consiste nel ripetere la stessa parola all'inizio della frase. Esempi: "Qui vince la memoria mia lo’ngegno; / ché quella croce lampeggiava Cristo, / sì ch’io non so trovare essempro degno; / ma chi prende sua croce e segue Cristo, / ancor mi scuserà di quel ch’io lasso, / vedendo in quell’albor balenar Cristo" (Dante, Paradiso, XIV, 104-108); "Più sordo e più fioco / s'allenta e si spegne. / Solo una nota / ancor trema, si spegne, / risorge, trema, si spegne." (D'Annunzio, La pioggia nel pineto)
  5. Equivoco o anfibologia: non propriamente una figura, ma una caratteristica del discorso relativa alla virtù della chiarezza e si ha ogni volta che con diversi mezzi il discorso si presta a più interpretazoni (specie se volute a scopo artistico): così per le omonimie, ad esempio nelle rime dette appunto equivoche o nei "doppi sensi" con finalità comico allusiva. Un esempio minimo ma significativo può essere la frase Tutti cercando il van che significa tutti lo vanno percorrendo (detto del palazzo di Atlante), ma il verbo van, in un contesto in cui insistentemente si ritorna sul concetto della vanità delle apparenze e dei desideri, determina un'anfibologia certo intenzionale;
  6. Enumerazione: una rapida rassegna di oggetti, luoghi, qualità, individui, ecc. Può presentarsi sotto forma di asindeto o polisindeto (cfr. gli esempi addotti al numero 7) o in forme miste;
  7. Figura etimologica: è una forma particolare di bisticcio, ed è l'accostamento di due parole che hanno in comune la medesima origine etimologica: est selva selvaggia e aspra e forte (Dante); Quanto pi segue invan la vana effigie (Poliziano) ; Ahi! tanto amò la non amante amata (Tasso) ;
  8. Interrogazione (o interrogativa retorica): una domanda che non attende risposta perchè la risposta è implicita nella stessa domanda; si tratta cioè di un'affermazione o di una negazione fatta in forma interrogativa: O conte Orlando, o re di Circassia, / vostra inclita virtù, dite, che giova? (Ariosto, a significare non vi è servita a nulla); O natura, o natura, / perchè non rendi poi / quel che prometti allor? / ecc. (Leopardi, A Silvia);
  9. Iperbato: la collocazione di alcune parole nella frase secondo un ordine sintattico inconsueto è ad esempio l'inserimento, fra due parole che grammaticalmente dovrebbero essere unite, di un'altra o di altre parole (cfr. anche l'anastrofe che è un caso particolare di iperbato): che m'hanno con gravissime procelle / fatto sin qui (Ariosto); per sol turbar la sua lunga quiete (Poliziano); non avria, per Angelica cercare, / lasciato o selva o campo... (Ariosto); oh difettose e care / mentre ignote mi fur l'erinni e il fato, / sembianze agli occhi miei (Leopardi, Ultimo canto di Saffo);
  10. Onomatopea: dal greco onomatopoìa ("creazione di un nome"), consiste nel riprodurre e nell'imitare, mediante i suoni della lingua, suoni naturali e rumori reali. Ad esempio, nei versi che seguono, G. Pascoli, riproduce suggestivamente il rumore del tuono inserendo all'interno delle parole suoni che richiamano il suo significato: "il tuono rimbombò di schianto: rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo"
  11. Ossimoro: l'accostamento di parole fra loro contraddittorie ( un caso particolare di antitesi); Questo viver dolce amaro (Petrarca); le dolce acerbe cure che da Amore (Poliziano); Ma il fanciullo Rinaldo... dolcemente feroce alzar vedresti la regal fronte (Tasso); nato mortal (Leopardi); "grido silenzioso"; "amara dolcezza"; "ghiaccio bollente".
  12. Personificazione o prosopopea, che consiste nel considerare come persone (rivolgendosi loro o facendole agire e parlare) oggetti o concetti astratti: O dolce selva solitria, amica / de' miei pensieri... (Della Casa); Pel campo errando va Morte crudele / in molti, varii, e tutti orribil volti; / e tra sè dice: ecc. (Ariosto); O natura, o natura, ecc. (Leopardi, A Silvia);
  13. Preterizione: consiste neli'affermare di non voler parlare di una cosa mentre in realtà se ne parla: Cesare (accio che per ogni piaggia / fece l'erbe sanguigne / di lor vene, ove 'l nostro ferro mise (Petrarca) ;
  14. Reticenza: consiste nell'interrompere a mezzo un discorso lasciando per intendere ciò che non si dice: Egli mi ha comandato che io prenda questa vostra figliuola e ch'io... E non disse più (Boccaccio);
  15. Similitudine o paragone, che consiste nel mettere in relazione esplicita (utilizzando vari connettivi: così... come, tale... quale, similmente, sembra, ecc.) due fatti o persone o idee ecc. Qual pargoletta o damma o capriuola / che tra le fronde del natio boschetto / alla madre veduta abbia la gola / stringer dal pardo, o aprirle 'l fianco o 'l petto, / di selva in selva dal crudel s'invola / e di paura triema e di sospetto (detto di Angelica inseguita da Rinaldo; Ariosto); Sospirando piangea, tal ch'un ruscello / parean le guancie, e 'l petto un Mongibello (Ariosto);
  16. Simploche: dal greco symplokē ("intreccio"), detta anche complexio o intreccio, è una figura retorica che combina l'anafora con l'epifora, ripetendo parole o gruppi di parole sia all'inizio sia alla fine di ogni frase di una serie. Esempio: "Guàrdate da l'odorato, lo qual ène sciordenato, / ca 'l Segnor lo t'ha vetato: / guarda! / Guàrdate dal toccamento, lo qual a Deo è spiacemento, / al tuo corpo è strugimento: / guarda! (Jacopone da Todi, Laudi, VI)
  17. Zeugma: consiste nel far dipendere da un medesimo verbo due o più sostantivi o altre parti del discorso che richiederebbero di essere introdotte da due verbi distinti: parlare e lagrimar vedrai insieme (Dante).

 

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Le figure retoriche

Estratto dal volume di D. Martorelli "Introduzione alle figure retoriche nella lingua italiana", ed. Youcanprint, 2017

1.1 Figure retoriche in senso stretto

Come accennato nella lezione precedente, la definizione di retorica è oggi quanto mai complessa. Forniamo ora qui alcuni esempi delle principali figure (intese in senso stretto) che si incontrano nella letteratura italiana (sia essa prosa o poesia).

  1. Allitterazione: la ripetizione di una lettera o di un gruppo di lettere in una o più parole successive; In poesia, nelle canzoni e negli annunci pubblicitari, viene usata per far risaltare determinati effetti musicali e per mettere in evidenza certe parole. Esempi: e caddi come corpo morto cade (Dante); a morsi venir di rabbia ardenti, / con aspri ringhi e ribuffati dossi (Ariosto); E come il vento / odo dormir tra queste piante, io quello / infinito silenzio a questa voce / vo comparando (Leopardi, L'infinito);
  2. Anacoluto: propriamente una figura grammaticale, cioè una frase in cui la seconda parte non connessa alla prima in modo sintatticamente corretto. Esempio: Ma che l'amore della vita negli uomini non sia naturale, vedi che moltissimi..., Come si dice di Ermotimo che l'anima gli usciva... (Leopardi, Operette morali);
  3. Anadiplosi o raddoppiamento: dal greco anadíplosis, «duplicazione», anticamente detta anche epanastrofe o reduplicatio, è una figura che consiste nella ripetizione di uno o più elementi terminali di un segmento di discorso, all'inizio del segmento successivo. Esempio: ma la gloria non vedo / non vedo il lauro e 'l ferro ond'eran carchi (Giacomo Leopardi, All'Italia)
  4. Anafora: la ripetizione di una o più parole all'inizio di periodi, frasi e magari versi successivi: Per me si va nella città dolente, / per me si va nell'etterno dolore, / per me si va tra la perduta gente (Dante); ecco apparir Gierusalem si vede, / ecco additar Gierusalem si scorge, / ecco da mille voci unitamente / Gierusalemme salutar si sente (Tasso); ora c'insidii ora ci minacci ora ci assalti ora ci pungi ora ci percuoti ora ci laceri... (Leopardi, Dialogo della Natura e di un Islandese);
  5. Anastrofe o inversione: propriamente l'inversione di due o più parole rispetto all'ordine normale con cui si dispongono nella frase ( una forma di iperbato [cfr. dopo] frequentissima in poesia e nella prosa latineggiante): Convenevole cosa , carissime donne... (Boccaccio); Carlo, che vede scompigliata e sciolta / venir sua gente in fuga manifesta (Ariosto); Tremar sentì la man, mentre la fronte / non conosciuta ancor sciolse e scoprio (Tasso); e profondissima quiete / io nel pensier mi fingo (Leopardi, L'infinito);
  6. Antanaclasi: dal greco antanàklasis ("riflessione"), è una figura retorica che consiste nell'usare nel medesimo periodo la stessa parola ma con significato diverso, per es.: "non sempre la rosa è rosa"; "il piacere di piacere agli altri". Crea un particolare effetto quando la stessa parola viene pronunciata, in un dialogo, da due interlocutori diversi: il secondo interlocutore riprende una parola già usata dal primo, ma gliela ritorce contro argutamente o polemicamente, attribuendole un senso non previsto (ad es.: Amleto, tu hai molto offeso tuo padre. / Madre, tu hai molto offeso mio padre; da Shakespeare).
  7. Antitesi: la contrapposizione di concetti opposti o comunque fortemente divergenti: Non fronda verde, ma di color fosco; / non rami schietti, ma nodosi e rivolti; / non pomi v'eran, ma stecchi con tosco (Dante), Pace non trovo, et non o da far guerra; / e temo, et spero; et ardo, et son un ghiaccio; et volo sopra 'l cielo, et giaccio in terra... (Petrarca); I modi di Bireno empii e profani / pietosi e santi riputati foro (Ariosto); a dar si volse / vita con l'acqua a chi co 'l ferro uccise (Tasso); e gli altri augelli contenti, a gara insieme / per lo libero ciel fan mille giri / ... / tu pensoso in disparte il tutto miri (Leopardi, II passero solitario);
  8. Apostrofe: il rivolgersi direttamente a persona o cosa assenti e diverse comunque dal pubblico cui il messaggio nella sua globalità indirizzato: Ahi fiera e maladetta disavventura! non ti bastano le ingiurie che per lo addietro fatto m'avevi... (Bembo); O sonno, o de la queta, umida, ombrosa notte, placido figlio (Della Casa); Ahi pazza Italia! Il tuo furor medesmo / oltre l'alpi, oltre 'l mar destò le risa (Parini); O natura, o natura, / perchè non rendi poi / quel che prometti allor? / perchè di tanto / inganni i figli tuoi? (Leopardi, A Silvia);
  9. Asindeto: consiste nella soppressione delle normali congiunzioni in una frase, ed il polisindeto, viceversa, consiste nella successione di diverse ripetute congiunzioni: Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori, / le cortesie, l'audaci imprese io canto (Ariosto); o selva o campo o stagno o rio / o valle o monte o piano o terra o mare (Ariosto);
  10. Assonanza e consonanza: sono figure di rilievo soprattutto in testi poetici (in relazione alla rima e ad altri fatti metrici), che nei casi più semplici consistono rispettivamente nell'identità di vocali in due termini vicini (ma separate da consonanti diverse, altrimenti si avrebbe rima) come in dolore/forte, lasso/guardo; e nell'identità di consonanti in due termini vicini (ma in presenza di vocali diverse), es.morte/conforto;
  11. Bisticcio o paronomasia o annominazione: l'accostamento di due parole foneticamente simili ma semanticamente diverse: ch'i' fui per ritornar più volte volto (Dante); perchè fur negletti / li nostri voti, e voti (= vuoti) in alcun canto (Dante); non ti turbare; e se turbar ti dei, / turbati che di fe' mancato sei (Ariosto);
  12. Chiasmo: la disposizione di parole corrispondenti in ordine invertito (secondo lo schema ABBA o ABCCBA ecc.) in due frasi successive: Pace non trovo, et non o da far guerra (Petrarca); L'onta irrita lo sdegno a la vendetta, e la vendetta poi l'onta rinova (Tasso); vivi felice, se felice in terra / visse nato mortal (Leopardi, Ultimo canto di Saffo};
  13. Climax o gradazione: un'enumerazione di termini che hanno significato gradatamente più intenso (climax ascendente) o meno intenso (climax discendente): e con virtude e con fortuna molta / l'urta, l'apre, ruina e mette in volta (Ariosto); che voglia alcun così infamare il nome / de la sua donna e crede e brama e spera (Ariosto), climax rispettivamente ascendente e discendente;

(continua...)

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  • Capitolo 0 - Introduzione
  • Capitolo 1 - Unità di misura
  • Capitolo 2 - Correnti e tensioni
    • 2.1 Legge di Kirchhoff delle correnti
    • 2.2 Legge di Kirchhoff delle tensioni
    • 2.3 Tensione ideale e corrente ideale
    • 2.4 Potenza elettrica e lavoro
    • 2.5 Caratteristica I-V
    • 2.6 Leggi di Ohm e di Joule
    • 2.7 Regola di partizione delle tensioni
    • 2.8 Regola di partizione delle correnti
    • 2.9 Il ponte di Wheatstone
    • 2.10 Generatori reali
    • 2.11 Dispositivi di misura
    • 2.12 Misure di resistenza
    • 2.13 Reti elettriche
    • 2.14 Il concetto di "terra"
    • 2.15 Triangolo e stella
  • Capitolo 3 - Analisi circuitale
    • 3.1 Metodo delle tensioni di nodo
    • 3.2 Analisi per nodi
    • 3.3 Regola di Cramer
    • 3.4 Analisi per nodi con generatori di tensione
    • 3.5 Analisi per maglie
    • 3.6 Analisi per maglie con generatori di corrente
    • 3.7 Analisi con generatori controllati
    • 3.8 Principio di sovrapposizione
    • 3.9 Circuiti equivalenti
    • 3.10 Resistenza equivalente
    • 3.11 Tensione di Thévenin
    • 3.12 Corrente di Norton
  • Capitolo 4 - Condensatori
    • 4.1 Elementi circuitali per l'accumulo di energia
    • 4.2 Il condensatore
    • 4.3 Impulso e funzione delta di Dirac
    • 4.4 Condensatori in parallelo
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L’Alto Adige/Südtirol dalla caduta dell’Impero Romano all’avvento di Carlo Magno
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  3. Capitolo 3 - Analisi circuitale
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  • Benvenuto
  • Formato video FLV, F4V
  • 3.1 Metodo delle tensioni di nodo
  • 3.5 Analisi per maglie
  • Classificazione delle aziende
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  • Recensione: Photoshop CC per la fotografia digitale
  • Elettrotecnica I - Introduzione
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